NATALE MIGRANTE
Da quando è sulla terra l’uomo migra. Da sempre, quando si trova in difficoltà o quando sente il richiamo di un’ altra terra, si mette in cammino o esercita comunque un diritto di fuga. Non saranno certo le misure dei governi a porre fine ad un processo globale di migrazione, dalle zone più povere, o colpite dai conflitti, a quelle più ricche e politicamente stabili.
Gli spostamenti non sempre sono definitivi. Si può cercare libertà altrove restando sempre legati alla terra d’origine, si può invece riscoprirsi cittadini del mondo, perché in fondo quest’ultimo diviene la nostra casa. Certo chiunque si sposti porta con sé la propria esperienza e cultura, ciò che ci definisce esseri umani, che ci accomuna ad alcuni o ci distingue da altri.
Quando si parla di culture spesso si cade nell’errore di pensarle come degli insiemi chiusi, dei modelli a sé stanti, sviluppatisi senza contatti con l’altro, dei modi di concepire il mondo nati non dal confronto e dalla commistione. Quel “noi” che, con tanta fierezza, è sbandierato dai promotori dello scontro tra civiltà, in realtà non è che il frutto del meticciamento di moltitudini di popolazioni che hanno attraversato e organizzato, nell’arco della storia, il nostro territorio, e dal conseguente incontro e contaminazione tra prospettive culturali diverse.
Il fenomeno della migrazione ci mette a confronto con chi per noi fino a prima poteva non esistere, ci pone di fronte a sempre nuovi interrogativie dunque ci permette di crescere. Questo non vuol dire disperdere se stessi, ma saper accettare il diverso e mettersi in gioco per costruire, nella convivenza, differenze o somiglianze nuove.
Le tracce delle migrazioni, non solo di uomini ma anche di punti di vista, oggetti, cibi che entrano a far parte di panorami culturali estranei alla loro origine, si trovano da sempre nelle nostre tradizioni,e ci fanno capire come noi stessi ci identifichiamo a partire dal riconoscimento della differenza e come questa sia presente in noi.
Queste tracce le possiamo trovare fin dentro al nostro Natale, in quello che noi mangiamo, convinti però di cibarci di un dolce rigorosamente autoctono. Il dolce che per molti rappresenta la città di Cremona si scopre essere stato portato all’interno del bacino del mediterraneo da mercanti arabi, la stessa parola deriva dallo spagnolo turon, “abbrustolire”.
La sfida per il futuro è quella di creare nella società le premesse per una convivenza possibile di culture e religioni differenti. Crediamo quindi nel principio dell’accoglienza e nell’ampliamento della cittadinanza, perché la libertà, la dignità e il diritto ad una vita decorosa appartengono a tutti/e.
Il torrone che vi offriremo vuole portare con sé anche il sapore della differenza, che può diventare una risorsa mescolandosi alle nostre vite.
VI INVITIAMO AL BANCHETTO INFORMATIVO E DI DEGUSTAZIONE NATALIZIA IL 24 DICEMBRE, IN VIALE DANTE, DALLE ORE 13.30
COORDINAMENTO ANTIRAZZISTA RIVA DEL GARDA