PERCHE’ OGNI GIORNO SIA UN 1° MARZO

 
PERCHE’ OGNI GIORNO
 
SIA UN 1° MARZO
 
 
 La società italiana e quella trentina sono sempre più meticce, migliaia di lavoratori di origine straniera attraversano il territorio e lo vivono assieme a noi.


 Cosa succederebbe se i lavoratori migrati decidessero per un giorno di incrociare le braccia di fronte alle decisioni di governi nazionali capaci solamente di gettare benzina sul fuoco dell’intolleranza?

 Se per un giorno fossero le badanti a scioperare, che fine farebbe il tanto osannato welfare trentino, forse troppo frettolosamente dichiarato di “ispirazione scandinava”?   

 Chi raccoglierebbe le mele e l’uva d’autunno?

 Chi pulirebbe gli alberghi e servirebbe ai tavoli? Chi contribuirebbe in maniera così preponderante al funzionamento del sistema turistico provinciale, spesso senza nemmeno uno straccio di contratto?

 Forse per una volta sarebbe evidente a tutti che la gran maggioranza dei migranti presenti sul territorio italiano lavora duramente, svolgendo funzioni essenziali per la tenuta di una società complessa e articolata come la nostra.
 Certo è che vedere in essi una massa informe di parassiti o, in alternativa, un bacino inesauribile di forza lavoro, a basso costo e ad alta redditività, significhi solamente essere prigionieri di una medesima logica; quella di una politica dei  “due pesi e delle due misure”, che trova espressione tanto in leggi quanto nell’agire e pensare razzisti, creando una paradossale e insensata divisione tra cittadini e lavoratori di serie A e di serie B.
 Che piaccia o no agli ipocriti nostrani i migranti sono già parte integrante dell’Italia di oggi, indipendentemente dal loro grado di “integrazione” e dal numero di crediti di cittadinanza accumulato.
 E’ evidente che la contrapposizione fittizia tra “noi” e “loro”, “autoctoni” e “stranieri”, “regolari” ed “irregolari” è strumento di un potere che cerca di presentare determinati gruppi di popolazione come diversi, al fine di escluderli, ignorarli  o  sfruttarli, e di offrire al resto della popolazione un facile capro espiatorio per i problemi generati dalla modalità di gestione dello stesso potere; un vero e proprio mezzo di “distrazione di massa”, dai veri problemi e veri responsabili.

 Oggi, più che mai, costruire un percorso culturale e politico che abbia al centro i diritti dei lavoratori “stranieri” e una cittadinanza intesa come quadro in perenne movimento e trasformazione è un modo per tutelare i diritti di tutti e tutte  e farne acquisire di nuovi. 
 Auspichiamo, dunque, che questo marzo di mobilitazione possa essere il momento per ricostruire un dialogo in grado di aprire nuove prospettive verso una società che tenga effettivamente conto dei diritti e dei doveri di chi la vive,  rompendo così gli stereotipi che alimentano l’odio e il pregiudizio.
  CORDINAMENTO ANTIRAZZISTA RIVA DEL GARDA

 
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